Formiche, benestanti, erosi e deprivati: la fotografia degli italiani
Osservatori - lunedì 1 Luglio, 2013
In che misura il reddito mensile della famiglia è sufficiente a sostenere le spese necessarie? Dall’indagine LaST emerge che poco più della metà degli intervistati (56,1%) le ritiene sufficienti, mentre il 41,3% è di avviso contrario. In questo caso, emerge una condizione speculare. Nel primo gruppo, annoveriamo soprattutto la componente maschile, chi è in avvio di carriera lavorativa (fino a 34 anni) e chi verso l’ultimo periodo di attività (55-64 anni), chi abita nel Nord (e a Nord Ovest, in particolare), gli imprenditori e i dirigenti e chi è laureato. Quanti si vedono erodere una parte dei risparmi è composta in particolare dalla componente femminile, dai 35-44enni, da chi abita nel Mezzogiorno, dai disoccupati e dalle casalinghe, chi ha acquisito solo l’obbligo scolastico.
Incrociando la valutazione sulla situazione economica con quella sul reddito mensile è possibile costruire un indicatore di sintesi che fotografa la condizione economica della popolazione. Il gruppo più numeroso è costituito dalle “formiche” (47,6%) ovvero da quanti hanno mantenuto, o leggermente peggiorato, la propria condizione e pur tuttavia il reddito è ancora sufficiente a coprire le spese mensili.
È una parte di ceto medio che vede ridursi il proprio potere d’acquisto. Si definiscono per un comportamento ispirato alla sobrietà, che fa i conti con le minori risorse disponibili e una selettività nei comportamenti d’acquisto. Qui si collocano maggiormente i più giovani (meno di 34 anni) e i più anziani (over 65), chi risiede a Nord, i dirigenti e i tecnici, nonché i pensionati e i laureati. Più limitato, ma non marginale, è il secondo gruppo: i “benestanti” (10,0%), quanti hanno accresciuto la loro condizione economica negli ultimi 5 anni e il reddito mensile è più che sufficiente per le spese necessarie. A dispetto della crisi, hanno saputo migliorare la propria posizione economica. All’interno di questo gruppo incontriamo la componente maschile, i più adulti (55-64 anni), i residenti al Nord, chi ha una laurea, gli imprenditori, ma anche una quota di lavoratori manuali e di pensionati. Il terzo gruppo è degli “erosi” (7,4%) ovvero di quanti pur avendo una condizione economica analoga o migliore del passato, tuttavia il reddito non copre tutte le spese. Sono i tentati dal consumismo, dal non rinunciare al proprio status raggiunto e pur di mantenerlo intaccano il capitale accumulato. In questo gruppo annoveriamo i più giovani (meno 24 anni), chi risiede nel Nord Est e nel Mezzogiorno, le casalinghe e gli studenti, chi ha solo l’obbligo scolastico. Infine, ma non per importanza, un gruppo nutrito fra la popolazione: i “deprivati” (35,0%). Sono famiglie che registrano un peggioramento della condizione economica e il reddito mensile è insufficiente. È interessata soprattutto la componente femminile, le fasce d’età centrali (35-54 anni), chi abita nel Centro e soprattutto nel Mezzogiorno, i disoccupati e le casalinghe.
Dunque, la crisi non colpisce in modo indifferenziato. Alcune categorie di persone sono più avversate di altre dalle difficoltà, ma avviene in modo trasversale e disomogeneo. Tutto ciò rende più complesso trovare le misure adeguate, soprattutto se prese in emergenza. Per questi motivi servono riforme strutturali e di lungo periodo. E un ceto politico lungimirante.