Nordest: calano i cattolici, il 33% indifferente
Sondaggi - domenica 31 Dicembre, 2017
Le festività natalizie fanno scattare in prima istanza, nel discorso mediatico, un meccanismo ormai consolidato: come andranno le spese delle famiglie in regali, cibo e vacanze? Come andranno i consumi? Non solo a causa delle difficoltà di quest’ultimo decennio, il Natale è annoverato fra gli indicatori dell’andamento dell’economia. La dimensione religiosa della ricorrenza, e non sempre, si declina nell’intimità familiare, nel privato, o confinato alle comunità dei credenti. Eppure, la religiosità, così come l’ideologia politica, costituiva un universo di valori per le persone. Un insieme di norme che contribuiva a guidare l’azione dei singoli. Permetteva la costruzione di un senso comune in cui identificarsi e conformarsi. Offriva un fine, un obiettivo condiviso per la costruzione della società e del suo futuro. In altri termini, religiosità e ideologie erano le narrazioni delle comunità che (e di come) si sarebbero dovute costruire.
L’uso dei verbi al passato non è casuale. Perché da tempo tali pilastri hanno perso la loro valenza. La dimensione religiosa è attraversata da tensioni profonde, e non da oggi. Già all’inizio degli anni ’60, il sociologo Sabino Acquaviva evidenziò una “eclissi del sacro” nelle nostre società e l’affievolirsi del trascendente nella vita quotidiana delle persone. All’orizzonte comune dei valori religiosi di riferimento, si è progressivamente sostituita una loro declinazione individuale che oggi definiremmo tailor made, dove ognuno ritaglia su di sé la morale religiosa in una sorta di “fai-da-te”.
Community Media Research ha affrontato alcuni dei temi sugli orientamenti religiosi dei nordestini. In generale, la società mostra evidenti segni di erosione della dimensione del sacro. Le asserzioni di appartenenza religiosa raccontano che la maggioranza si dichiara ancora oggi cattolica (60,7%), però con profonde differenze territoriali: se veneti (68,3%) e trentino e alto atesini (65,8%) si riconoscono in questa definizione, assai meno lo sono i friulani e i giuliani (33,3%). Largamente minoritari sono quanti appartengono ad altre famiglie religiose (dagli islamici, ai buddisti, dagli ebrei alle altre cristiane o non cristiane: complessivamente il 6,6%). Per contro, un terzo (32,7%) non sente di appartenere ad alcuna confessione religiosa.
Fin qui, dunque, il Nord Est parrebbe generalmente un territorio popolato da cattolici. Tuttavia, se confrontiamo quanto rilevato a livello nazionale con gli esiti di una ricerca curata da Garelli, Guizzardi e Pace (Mulino) nel 2000, possiamo osservare che da allora i cattolici decrescono di ben 19,2 punti percentuali, quando allora erano stimati al 79,2%. Tale travaso, però, più che andare a vantaggio di altri gruppi religiosi, va ad alimentare l’area della non-appartenenza: il 33,4%, contro il 18,8% del 2000. Quindi, la religiosità cattolica coinvolge ancora una larga fetta della società, ma è in progressiva contrazione. Non a vantaggio di altre culture religiose, quanto piuttosto di una sorta di limbo. Un ulteriore riflesso della minore tensione all’appartenenza religiosa è riscontrabile nella frequenza ai riti e alle funzioni religiose. Gli “assidui” (partecipano tutte le domeniche) nel Nord Est sono il 15,1%, in calo di ben 15,7 punti percentuali rispetto al 2010 (erano il 30,8%), in particolare in Trentino Alto Adige (-22,9). Crescono sia i “saltuari” (partecipano solo ad alcune occasioni o almeno 1 volta al mese: 61,9%, dal 49,8% del 2010), soprattutto fra trentini e alto atesini (+30,3). Sia chi non frequenta mai (23,0%, era il 19,4% nel 2010), in particolare in Friuli Venezia Giulia (+16,6). Così, a una diminuzione del senso di appartenenza, consegue un minor grado di partecipazione ai riti delle comunità religiose.
È interessante poi osservare come anche all’interno delle diverse famiglie religiose le due dimensioni (appartenenza e partecipazione) non siano così scontate. Fra i cattolici solo il 39,4% è presente in modo assiduo ai rituali, quota più cospicua rispetto a quanti appartengono ad altri gruppi religiosi (26,2%). I cattolici, quindi, paiono più fedeli, ma è una (larga) minoranza a partecipare con costanza ai momenti comunitari. I processi erosivi della trascendenza nella vita quotidiana delle persone si colgono analizzando quanti ritengono di avere una vita spirituale e di credere in un’entità soprannaturale. In entrambi i casi otteniamo che un’ampia minoranza si riconosce nelle due dimensioni: il 46,5% sente di avere propria una vita spirituale, il 48,5% è religioso. Con i veneti che, ben più dei conterranei delle altre due regioni, sottolineano orientamenti trascendenti.
Sommando queste due affermazioni, identifichiamo quattro profili di spiritualità e religiosità. Il gruppo prevalente è dei “credenti” (45,8%) che dichiara di avere una vita spirituale e una religiosa, più diffusi fra gli adulti (oltre 55 anni: 43,4%) e in particolare fra i veneti (51,3%). Le caratteristiche opposte le troviamo nei “materialisti” (38,5%) che sono il secondo gruppo, presenti fra i 40enni (64,5%), ben più che fra i giovani (fino a 24 anni: 44,5%), e in Friuli Venezia Giulia (67,1%). Fra questi due insiemi, incontriamo quanti hanno una “spiritualità soggettiva” (11,5%), ma non riconoscono alcuna entità superiore. E, viceversa, chi ha un’appartenenza religiosa ispirata dalle consuetudini: la “religiosità culturale” (4,2%). Va sottolineato come la metà fra i cattolici (51,1%) rientri nel gruppo dei “credenti” e il 29,0% alberghi fra i “materialisti”.
I processi di secolarizzazione proseguono la loro marcia nelle nostre società in modo incontrastato. La perdita di intensità della dimensione del sacro lascia spazio a una crescente materialità individuale e nelle relazioni, come più volte denunciato dallo stesso Papa Francesco. Eppure, il fenomeno dell’eclissi (del sacro) adombra come il lato oscuro nasconda un’altra realtà, che fatichiamo a vedere. In tal senso, il pluralismo religioso e spirituale emerso dalla rilevazione è anche indice di una ricerca a fronte della perdita del tradizionale orizzonte di valori. È una nuova domanda di senso per l’epoca di trasformazioni che stiamo attraversando. Che richiede una grande opera di discernimento.
- Quotidiani Finegil, 30 dicembre 2017
- Corriere delle Alpi, 30 dicembre 2017
- Il Piccolo, 31 dicembre 2017
- Messaggero Veneto, 31 dicembre 2017
- Trentino, 6 gennaio 2018
- Alto Adige, 7 gennaio 2018
Daniele Marini
Nota metodologica
Community Media Research, in collaborazione con Intesa Sanpaolo – Cassa Risparmio Veneto, realizza l’Indagine che si è svolta a livello nazionale dal 9 al 16 ottobre 2017 su un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia, con età superiore ai 18 anni. Gli aspetti metodologici e la rilevazione sono stati curati dalla società Questlab. I rispondenti totali sono stati 1.561 (su 13.413 contatti). L’analisi dei dati è stata riproporzionata sulla base del genere, del territorio, delle classi d’età, della condizione professionale e del titolo di studio. Il margine di errore è pari a +/-2,5%. La rilevazione è avvenuta con una visual survey attraverso i principali social network e con un campione casuale raggiungibile con i sistemi CAWI e CATI. Documento completo su www.agcom.it e www.communitymediaresearch.it