Come cambia la partecipazione
Sondaggi - giovedì 3 Ottobre, 2013
Oggi la mobilitazione delle persone avviene su singole istanze, magari anche limitate nel tempo, sicuramente meno ideologicizzate: la questione ambientale del proprio quartiere o al più della città; la raccolta di alimenti o di denaro per le famiglie con problemi; le emergenze climatiche e i disastri ambientali (negli anni recenti, come non ricordare i giovani “angeli del fango” dell’alluvione di Genova, i cittadini – locali e immigrati assieme – delle alluvioni in Veneto, i volontari nei terremoti, oltre a quelli della Protezione Civile). Iniziative mirate, concrete, dove chi partecipa può misurare tangibilmente gli effetti del proprio impegno. È una partecipazione pragmatica dove contano le dimensioni relazionali, il contatto e il confronto con le altre persone, e l’intervento materiale. Il brulichio delle iniziative e della quantità di persone che vi partecipano, raccontano dell’esistenza di un sostrato partecipativo diffuso. Di un radicamento associativo sui territori e sulle questioni concrete che si è spostato dal piano della partecipazione ideologica a quella pragmatica. In ogni caso, generatrice di valori e di identificazioni.
Ma la partecipazione non ha solo una dimensione simbolica. Questa miriade di iniziative produce anche un valore economico non indifferente. Anche soffermando l’attenzione solo sul versante delle iniziative culturali, basti pensare all’indotto economico che generano le circa 1.200 manifestazioni stimate dei molti festival che si sono sviluppati negli anni recenti lungo lo stivale su diversi temi: dall’economia di Trento, alla filosofia di Modena; dalla musica della Notte della Taranta, ai libri di Pordenonelegge e alla letteratura di Mantova; dal festival della Spiritualità di Torino, a quello Biblico di Vicenza, solo per citare alcuni casi. Ciascuno di questi eventi culturali muove centinaia di migliaia di persone che raggiungono le città ospitanti, generando una domanda di turismo, di ospitalità e di consumi sui territori. Alimentando valore economico e simbolico. Evidenziando una volta di più il volto di un paese che spesso non vediamo o non vogliamo vedere nel complesso delle sue conseguenze. Cultura, turismo, ambienti territoriali, economie locali, costituiscono un mix importante per lo sviluppo del paese. Un’Italia che esprime voglia di partecipazione e una domanda di crescita culturale. Sono dimensioni che non contribuiscono ad alimentare le statistiche del PIL della ricchezza. Ma sono fondamentali per costruire il (futuro) PIL della felicità.