Come cambiano gli stili di consumo
Sondaggi - martedì 20 Agosto, 2013
Fortunatamente, le famiglie italiane sono meglio patrimonializzate, meno esposte ai venti della finanza e più dedite al risparmio (rif. post “Formiche, benestanti, erosi e deprivati: la fotografia degli italiani” del 1 luglio). Ciò non di meno, per converso, quanti non hanno diminuito la propensione al consumo pur in presenza di minori risorse (erosi: 7,4%) e soprattutto quanti hanno conosciuto una diminuzione sia delle risorse economiche, che dei consumi (deprivati: 35,0%), costituiva una quota minoritaria, ma decisamente consistente. Ma quali sono gli stili di consumo prevalenti della popolazione? Le opinioni degli interpellati si dividono quasi omogeneamente di fronte alla tipologia di consumo. Da un lato, una maggioranza relativa (53,7%) attribuisce agli oggetti acquistati un valore di esclusività: si cercano prodotti posseduti da pochi, che differenzino e, quindi, identifichino chi ne è dotato agli occhi degli altri. È il bisogno di non risultare massificati, è la ricerca della personalizzazione del prodotto. Manifestano una simile propensione, in particolare, le giovani generazioni, quanti hanno un titolo di studio medio-alto, in attività lavorativa e con un orientamento al risparmio spiccato. Dall’altro lato, un gruppo minoritario, ma nutrito (46,3%), attribuisce agli oggetti posseduti un valore di comunanza: cercano oggetti che possiedono anche amici e colleghi.
Consumare è un rito collettivo, avere un determinato oggetto è un modo per percepire di appartenere a una comunità, a un gruppo. È interessante osservare come tale propensione alberghi maggiormente presso le generazioni più adulte, piuttosto che fra i giovani: quelle cresciute nella fase espansiva dei consumi, dove gli oggetti rappresentavano il raggiungimento di un miglioramento economico, l’idea di appartenere a gruppi sociali benestanti. Oltre a questi due modi prevalenti di interpretare gli oggetti del consumo, si avverte un mutamento soprattutto nella sua declinazione. Certo, la crisi influenza nettamente i comportamenti: la quasi totalità (94,4%) compra prevalentemente prodotti che servono, senza badare al fatto che siano alla moda o meno; i nove decimi (91,5%) degli interpellati dichiara di prestare molta attenzione a risparmiare quando fa acquisti; poco più di quattro interpellati su cinque (82,5%) ritiene di comperare oggetti in modo razionale e non guidati dall’istinto. Dunque, uno stile di consumo pragmatico, essenziale, poco disposto al superfluo. Un orientamento rintracciabile – in questi periodi – nei confronti delle vendite con i saldi. Diversamente da un tempo, non necessariamente un prodotto a prezzo ribassato viene acquistato per mera convenienza, ma è anch’esso valutato attentamente. Un motivo di tale orientamento origina da un maggior peso assegnato alla qualità nella scelta. Quasi i quattro quinti degli intervistati (78,1%) attribuiscono a questa dimensione un’importanza decisiva: si preferisce possedere pochi oggetti, ma di qualità, piuttosto che molti, ma senza badare alla loro qualità. La ricerca di prodotti che abbiano un valore intrinseco sembra essere il criterio prevalente e diffuso presso la popolazione.