Come nascono le opinioni degli italiani
Sondaggi - lunedì 6 Ottobre, 2014
Come fondiamo le nostre opinioni? Attraverso quali mezzi? Il 57,6% forma le proprie opinioni tramite la lettura di quotidiani e riviste, seguito dal 47,4% che dichiara di farlo riflettendo autonomamente. Più distanti troviamo internet e i social network (27,7%) e le discussioni con i familiari (22,2%). Televisione (12,6%) e radio (4,5%) sembrano non avere un ruolo fondamentale nella costruzione dell’opinione.
Si tratta di una classifica tendenzialmente rovesciata rispetto all’effettivo utilizzo. I veicoli odierni delle notizie sono sicuramente la tv, i social o la radio, ma non costituiscono uno strumento utile ad articolare una valutazione, un’opinione. Perché per sedimentarla ci vuole tempo, uno spazio dedicato e individuale di apprendimento…
Viceversa, le nuove tecnologie di comunicazione si strutturano sullo scambio veloce e limitato e altrettanto rapidamente deperibili. A maggior ragione per la grande quantità che ne viene veicolata. Le nuove tecnologie dell’informazione non sono solo rapido scambio delle notizie. Perché, a ben vedere, esse tendono a integrare e connettere tanto le nuove forme della comunicazione, così come le più tradizionali. Nel tablet possiamo trovare i social, la radio, la televisione, i libri e i quotidiani: le vecchie con le nuove forme di trasmissione delle conoscenze.
La formazione delle opinioni non avviene con modalità unidimensionali, ma seguendo molteplici canali. Sommando le diverse preferenze espresse, affiorano infatti quattro tipologie di modalità di costruzione delle valutazioni. La più diffusa è quella del “multitasking” (37,7%): si tratta di quanti prediligono mixare discussioni con familiari e amici, letture di quotidiani e riviste con la consultazione di internet e dei social per formarsi un’opinione. Generalmente sono le giovani generazioni, i laureati, le donne, ma anche i pensionati. Il secondo gruppo è costituito dai “riflessivi” (32,4%): coloro che prima si attivano nel ricercare fonti di informazione multiple (discussioni, letture, internet), per poi riservarsi uno spazio autonomo di riflessione. In questo gruppo spiccano in particolare le generazioni più giovani (fino a 24 anni) e i 60enni. Gli “autodiretti” rappresentano il terzo gruppo (22,8%): per questi, la costruzione dell’opinione avviene in modo quasi esclusivamente autonomo, senza accedere a particolari fonti di informazione se non attraverso una fruizione passiva (televisione, radio). Gli uomini, i lavoratori autonomi e i disoccupati e delle fasce di età centrali (35-54 anni) più di altri manifestano un simile comportamento. Infine, incontriamo i “passivi” (7,1%): si tratta di una quota marginale, ma non esigua, che ha nelle donne, nelle casalinghe, negli ultra 65enni e con un basso titolo di studio la componente prevalente.