Consumi: la polarizzazione della popolazione
Osservatori - lunedì 1 Luglio, 2013
L’indagine LaST ha sondato la percezione degli italiani relativamente alle mutate condizioni economiche. In generale, emerge un processo di polarizzazione fra chi è stato in grado di mantenere – se non migliorare – il proprio tenore di vita; e chi, per contro, ha visto progressivamente peggiorare la propria situazione. Nello stesso tempo, tale polarizzazione tende ad attraversare i gruppi sociali, disarticolandoli al loro interno. Così, per esempio, non tutti i pensionati o gli operai hanno conosciuto un peggioramento della loro situazione; e, viceversa, non tutti gli imprenditori o i dirigenti hanno avuto un miglioramento. E, peraltro, con misure non marginali.
Negli ultimi 5 anni, il 31,4% ha mantenute sostanzialmente intatte le proprie condizioni economiche e il 10,7% le ha incrementate o nettamente migliorate. Viceversa, ben il 43,3% ha conosciuto un peggioramento e il 14,6% addirittura un netto peggioramento. A questo proposito, è interessante analizzare le diverse articolazioni dei rispondenti, utili a meglio delineare le diverse condizioni. Nell’area di quanti dichiarano un miglioramento economico più o meno netto (10,7%), rispetto a prima della crisi, troviamo maggiormente rappresentata la componente maschile, quanti hanno fra i 55 e i 64 anni, residente nel Nord del Paese e in particolare nel Nord Ovest, chi ha in tasca una laurea. Vale la pena sottolineare come in quest’insieme di popolazione non siano rappresentati solo gli imprenditori – come sarebbe facile attendersi – ma troviamo anche una parte dei lavoratori manuali (operai specializzati), di pensionati e di casalinghe. Figure, queste ultime, spesso tutte assimilate alle più indifese.
Un riflesso di questa segmentazione delle condizioni la possiamo osservare analizzando quanti sono riusciti a preservare le proprie condizioni economiche (31,4%). Ancora una volta, gli uomini sono maggiormente presenti, oltre alle generazioni più giovani (fino a 34 anni), chi risiede nel Nord e soprattutto nel Nord Est e, ancora una volta, chi è laureato. In questa situazione si trovano in particolare i lavoratori appartenenti al ceto medio (dirigenti, tecnici, lavoro impiegatizio) e i pensionati. Quanti hanno una professionalità da spendere sul mercato e i pensionati che hanno potuto accumulare nel tempo risorse adeguate sembrano riuscire a preservare meglio di altri le proprie condizioni economiche.
La quota prevalente fra gli intervistati (43,3%) dichiara di aver peggiorato la propria situazione economica rispetto a 5 anni addietro. Si trovano in questa condizione prevalentemente la componente femminile, le generazioni più giovani (meno di 24 anni), chi abita nel Centro e soprattutto nel Mezzogiorno, chi ha solo l’obbligo scolastico o al più un diploma. I lavoratori manuali e le casalinghe sembrano le categorie più colpite da questa situazione.
Quanti invece vedono nettamente peggiorata la propria condizione (14,6%) costituiscono una quota minoritaria, ma sicuramente non marginale. In questo caso, e ancora una volta, incontriamo maggiormente rappresentata la componente femminile, i lavoratori 50enni (45-54) e gli over 65, chi risiede nel Centro-Sud, soprattutto i disoccupati, ma anche i pensionati e gli imprenditori, chi ha solo l’obbligo o un diploma.
Come in precedenza, i profili sociali degli interpellati sono articolati e polarizzati al loro interno. Certo, essere donna, del Centro-Sud, soprattutto disoccupato, costituiscono gli ingredienti principali per conoscere un peggioramento della propria condizione economica. Ma non emerge invece un’immagine univoca e omogenea in relazione alla condizione socio-professionale.