Gli italiani e la tecnologia nella vita quotidiana
Osservatori - lunedì 12 Gennaio, 2015
Le innovazioni tecnologiche pervadono la nostra esperienza quotidiana mutando i comportamenti e gli stili di vita. Fino a pochi anni fa, viaggiando in treno o in metropolitana si poteva osservare diverse persone sfogliare un giornale o una rivista, leggere un libro. Oggi, sono diventate figure rare. È assai più facile incontrare chi compulsa lo smartphone o il tablet per leggere un periodico, cercare informazioni o frequentare i social network. Gli strumenti tecnologici non hanno eliminato, bensì incorporato trasformandoli i precedenti sistemi di comunicazione: così il quotidiano, la rivista, il libro o il comunicare assumono una declinazione digitale. Ma non è solo questo. La scelta di una vacanza o di un ristorante, la prenotazione di un viaggio, gli acquisti di beni o servizi, le operazioni di banca e molto altro ancora sono realizzate via internet e con applicazioni (app) apposite. In tempo reale e da qualsiasi luogo. Al punto che è palpabile l’irritazione quando non riusciamo a collegarci alla rete, quando è troppo lenta la connessione a internet o non c’è il wi-fi.
Come ha rilevato anche l’ultimo rapporto dell’Istat (Cittadini e nuove tecnologie, 2014) aumentano gli accessi al web delle famiglie italiane, diminuiscono i divari fra i gruppi sociali nel possesso dei beni tecnologici, cresce l’uso dell’e-commerce e dei servizi cloud. A ben vedere, l’Italia è ancora al fondo della classifica europea per accesso a internet (25° posto su 27), ma ad ogni modo siamo sempre più immersi nell’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione. Ma quali sono le ricadute nei diversi ambiti della nostra vita in virtù del loro utilizzo?
L’indagine LaST ha cercato di affrontare questa dimensione chiedendo agli italiani di valutare in che modo percepiscano questa presenza, se migliorativa, peggiorativa o ininfluente nella loro vita quotidiana. E i risultati non appaiono così scontati. In generale, si osserva un atteggiamento di disincanto sulle effettive ricadute. Come se la diffusione e praticabilità quotidiana di tali tecnologie avesse, da un lato, fatto velocemente dimenticare le condizioni precedenti. E, dall’altro, siano oggi considerate per certi versi scontate, fruibili per definizione. Così, per nessuno degli ambiti di vita proposti la maggioranza degli interpellati intravede nettamente un progresso. L’unico aspetto che si avvicina alla soglia del 50% è quello delle relazioni sociali personali: il 44,4% avverte un cambiamento positivo. Ma nello stesso tempo è anche quello dove le posizioni sono più polarizzate: il 16,0% considera, invece, che esse siano peggiorate. Immediatamente dopo, troviamo quanti percepiscono miglioramenti nella propria vita professionale (32,4%). E, a seguire, appaiate, abbiamo quanti osservano progressi nello snellimento delle pratiche burocratiche (21,0%) e nelle realtà lavorative o di studio (20,7%). Al fondo di questa classifica annoveriamo la possibilità di confrontare i servizi (14,0%) e di informarsi (10,2%). Quindi, se escludiamo la dimensione delle relazioni sociali, per tutti gli altri ambiti prevale nettamente l’opinione che le nuove tecnologie non muteranno sostanzialmente le condizioni della propria vita. Tanto meno il livello di informazione che, paradossalmente, dovrebbe essere uno degli ambiti più privilegiati dall’utilizzo degli strumenti tecnologici.
Sommando i diversi orientamenti è possibile delineare una misura di sintesi generale. Emergono così tre aspettative di fondo nei confronti delle ricadute che le nuove tecnologie della comunicazione hanno nei diversi ambiti della vita quotidiana. Il gruppo prevalente è composto dagli “indifferenti” (68,4%) ovvero da quanti non intravedono particolari cambiamenti. Spiccano fra questi, paradossalmente, le generazioni più giovani, quanti sono attivi nel mondo del lavoro e gli studenti, chi ha una laurea ed è iperconnesso alla rete. In altri termini, è come se i “nativi digitali” e gli utilizzatori intensivi del web fossero già avvezzi a questi strumenti e percepissero simili tecnologie come una strumentazione di base, che è già parte della loro vita. Il secondo gruppo è degli “entusiasti” (30,0%) formato da coloro che avvertono in quasi tutti gli ambiti miglioramenti determinati dalle nuove tecnologie. È interessante osservare come questo profilo sia particolarmente diffuso presso la popolazione più anziana, con un basso titolo di studio e fra quanti utilizzano la rete solo per motivi personali e non per lavoro. Dunque, se le nuove tecnologie costituiscono una scoperta (perché in precedenza non esistevano o non si utilizzavano), maggiore è la possibilità di cogliere i cambiamenti positivi intervenuti. Infine, assai marginale è il gruppo dei “pessimisti” (1,6%) ovvero di coloro che individuano solo peggioramenti nell’introduzione delle nuove tecnologie.
Ma vi è, infine, un altro aspetto che simili esiti mettono in evidenza. L’impatto migliorativo delle nuove tecnologie della comunicazione, quanto meno nella percezione di larga parte degli interpellati, si ferma al loro utilizzo all’interno della sfera personale, delle proprie relazioni: l’utilizzo dei social network come cifra di un modo nuovo di comunicare. Ma non ha (almeno ancora) un impatto di sistema: nell’ambito lavorativo o dello studio, nella propria professione, nel rapporto con la pubblica amministrazione o nell’utilizzo servizi. E allora il terzultimo posto che il nostro paese occupa nella graduatoria europea ci fa intuire quanta strada (digitale) dobbiamo ancora percorrere perché possiamo realmente percepire i vantaggi indotti dalle nuove tecnologie della comunicazione.
Daniele Marini