Imprese e PA: voglia di dialogo
Sondaggi - sabato 10 Ottobre, 2015
Fare impresa è una costante corsa a ostacoli. Non c’è solo il naturale impegno economico, produttivo e organizzativo nell’affrontare le sfide quotidiane del mercato. Vi sono altri intralci alla competitività che ne appesantiscono l’azione, generati da un sistema paese inefficiente: le carenze infrastrutturali materiali e immateriali, la selva normativa. Soprattutto, la burocrazia e i suoi adempimenti. Aspetti che gravano da troppo tempo, al punto da generare irritazione, a volte sconforto. Com’è noto, una parte consistente della platea imprenditoriale è costituita da aziende a gestione familiare, dove il management è compreso nella sfera parentale. In queste realtà, a seguire le pratiche burocratiche è direttamente il titolare o un suo parente, e ciò racconta della concentrazione di funzioni che si realizza nelle imprese. È in quelle più strutturate che assistiamo a uno sganciamento di tale onere e a una delega nei confronti di un dipendente (il quale a sua volta, però, toglie tempo ad altre funzioni). In definitiva, le pratiche burocratiche costituiscono un gravame, in misura inversamente proporzionale alle dimensioni d’impresa. Che quindi necessiterebbe di aiuti maggiori in termini di sostegni, da un lato, ma soprattutto di semplificazione nelle procedure, dall’altro. Anche solo queste poche considerazioni raccontano e motivano l’insofferenza da parte delle imprese nei confronti di una burocrazia che sottrae tempo e risorse alle attività produttive.
Una migliore interazione tra mondo dell’impresa e pubblica amministrazione non è un sogno, ma può diventare un traguardo possibile. Alcuni passi sono già stati compiuti: si pensi all’autocertificazione o all’istituzione dello sportello unico, all’introduzione delle nuove tecnologie per facilitare l’informazione degli utenti e lo svolgimento delle pratiche on line. Tuttavia, ancora molto rimane da fare soprattutto per quel che riguarda gli aspetti legati all’organizzazione della “macchina” pubblica: mancata interazione e sinergia tra i singoli uffici, lentezza degli iter burocratici, mancanza di soluzioni personalizzate per le singole realtà. Gli esiti della ricerca svolta fra gli imprenditori trevigiani (Community Media Research per Unindustria Treviso) mette in luce, però, alcuni aspetti inediti e inattesi, che segnalano l’avvio di una nuova stagione nei rapporti fra imprese a Pubblica Amministrazione (PA). Certamente, non mancano le situazioni eclatanti e perverse che le imprese subiscono, e giustamente diventano oggetto di denuncia. Tuttavia, nella parte prevalente degli imprenditori interpellati si registra un clima verso la PA sufficientemente positivo, sicuramente non entusiasta, ma neppure oppositivo. Il cambio di paradigma dello sviluppo impone la prospettiva di considerare diversamente il rapporto con la PA. A partire da un cambio di prospettiva culturale che gli stessi imprenditori sottolineano: mediante la diffusione di una cultura della legalità e dell’eticità dei comportamenti innanzitutto all’interno delle imprese; passando dalla protesta, alla proposta e all’azione; dal considerare la PA una leva per la competitività. In una parola, nel pensarla come un’infrastruttura per lo sviluppo. Infatti, una buona burocrazia è necessaria per la trasparenza e un corretto funzionamento del mercato. Ma per troppo tempo non s’è investito sulla formazione dei funzionari. Lo stesso sistema produttivo ha mantenuto le distanze, lasciando il compito esclusivamente alla politica. Ora, il disegno di legge delega del Governo Renzi approvato ad agosto ha avviato il processo di riforma della PA a livello centrale, ma è possibile intraprendere iniziative su scala territoriale. Ricercando innanzitutto, nel rispetto dei ruoli, una reciproca comunicazione, una maggiore conoscenza fra le diverse parti. C’è un cambiamento culturale da fare nella PA (con i funzionari) e verso la PA (da parte degli imprenditori). Così, dalla ricerca emerge, nonostante tutte le criticità, una voglia di dialogo. L’obiettivo è creare una PA friendly verso imprese e cittadini. Per questo motivo, dev’essere progettata come un’infrastruttura per lo sviluppo, una leva per la competitività, in cui anche le imprese devono impegnarsi nello scrivere un nuovo patto, come propone la presidente degli Industriali di Treviso Maria Cristina Piovesana. Investendo nella PA, si capitalizza sul futuro, sulla competitività delle imprese e del paese.
Daniele Marini