Monitor agroindustria (Corriere Imprese)
Dicono di noi - lunedì 13 Febbraio, 2017
II report: Non solo Prosecco: il business legato al mangiare (e bere) bene segna ottime performance. Con qualche diversità a Nordest
II settore più effervescente. Decolla l’agroindustria
A suo modo – un modo sorprendentemente gustoso al palato – è una piccola rivoluzione. Perché il Nordest, inteso come territorio ad alta densità produttiva, è stato sinonimo nel mondo di manifattura, di officina, di laboratori artigiani inimitabili per capacità lavorativa e flessibilità. Tutto verissimo, per carità. Ma oggi, dopo una crisi che ha inciso nel profondo, il Nordest che «tira» è soprattutto un altro: sempre di industria si tratta, però è l’industria del mangiare – e soprattutto del bere – bene. E il comparto agroalimentare la realtà più effervescente del momento. Un aggettivo scelto non a caso: è il vino, in particolare quello con le bollicine, a trainare le esportazioni nordestine e a collocare il settore delle «bevande» ai vertici delle performance economiche. Non tutto l’om è in cantina, però. I prodotti alimentari nel loro insieme stanno aprendo nuove strade alla ritrovata espansione del Nordest, e del Veneto in particolare (il Friuli Venezia Giulia, come vedremo più avanti, soffre invece di una maggiore staticità): le birre (Antoniana e 32 Via dei Birrai, solo per fare due nomi), i pastifici (Zara e Sgambaro nell’area di Castelfranco), il settore dolciario (Melegatti, storico marchio del pandoro di Verona, ha appena aperto uno stabilimento nuovo di zecca, dedicato completamente ai croissant). Sono soltanto alcuni esempi per focalizzare il concetto: l’agroalimentare di casa nostra ha conosciuto dal 2014 un processo di crescita tendenziale, con un saldo sul fatturato che in media fa segnare 9,2, una sostanziale stabilità dei livelli di occupazione (74,796) e un saldo fra aumenti e diminuzioni del personale in campo positivo di 11,3.