Un vento minaccioso attraversa il vecchio continente
Sondaggi - lunedì 28 Aprile, 2014
A poche settimane dal voto che deve eleggere il nuovo Parlamento europeo, aumenta la preoccupazione nei confronti di un orientamento avverso all’UE. Una crisi che ancora morde famiglie e imprese; una crescita che decolla troppo lentamente e genera una disoccupazione che colpisce soprattutto le nuove generazioni; una difficoltà a gestire fenomeni complessi come quelli migratori e dell’integrazione. Sono alcuni degli aspetti che attanagliano la casa comune europea, nodi aggrovigliati che alimentano le istanze di chi vorrebbe uscire dall’Unione per tornare ai singoli stati nazionali o a ipotetiche macroregioni dei popoli.
Abbiamo potuto osservare la diffusione di questo malessere nelle diverse elezioni (regionali e nazionali) svolte recentemente in alcuni Paesi europei. In Italia, il dibattito politico attorno a questa scadenza è considerato più per il suo effetto-termometro nei confronti del Governo Renzi e per misurare le forze dei diversi partiti, piuttosto che per una riflessione approfondita sulle politiche e le prospettive dell’UE.
Preoccupati del sentiment negativo, gli esponenti politici sono tesi a marcare una differenza più o meno profonda dall’UE, quando non sfocia come nel caso del M5S e della Lega in un’aperta richiesta di uscire dall’Unione, dall’euro, blandendo petizioni indipendentiste. Se escludiamo l’intervento del Presidente Napolitano sul ruolo, l’importanza e il valore di appartenere all’Unione Europea, pur con tutte le difficoltà, sono ancora tiepide le voci che sottolineano comunque i traguardi e gli esiti positivi dell’appartenere alla casa comune degli europei. E ciò non solo in vista della scadenza elettorale del 25 maggio prossimo, ma anche della presidenza che l’Italia assumerà nel prossimo semestre europeo a luglio.